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Comune di Martignacco
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Martignacco e frazioni
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19/08/21
Il termine è di certa origine celtica e si inserisce tra i numerosi insediamenti con questa origine diffusi in particolare nell’anfiteatro morenico friulano; in epoca romana fu tracciata la “via Cividina”. Così la vedeva Dino Virgili, poeta del circolo di “Risultive”, maestro e uomo di cultura molto legato al suo paese: Martignacco “tra colli e pianura” “... c’è nel paese l’aria di collina e del piano... la Cividina è la sutura, il torrente il varco di comunicazione”; la collina e il piano, la strada antica e il torrente, il paesaggio fatto di boschi e d’acqua e poi, più giù, i casali, erano gli elementi costitutivi di un paesaggio che conservava ancora gli elementi tipici di un’economia rurale. Lo sviluppo della “villa” procedeva secondo una direzione naturale di svolgimento che indica una tendenza ben definita verso il piano, lungo l’acqua, verso la fertilità della terra aperta, di qua e di là del torrente Lavia. Il centro del paese era costituito da “borghi”, ognuno dei quali con una sua particolare denominazione e identità: “Borgo Lisignana”: al di là del Lavia, vi si trovavano un tempo un pozzo e un mulino. “Borgo Nobile” o “In Borc”: al di qua del Lavia che qui si incontrava col torrente “Volpe” (dove ora sorge la Chiesa), procurando nei periodi piovosi apprensioni e difficoltà alla popolazione-. “Borc des cisis” o “Borc san Blas” ove sorgeva un pozzo e la chiesetta di San Biagio. “Sante Bride” (Santa Brigida) con la chiesa parrocchiale costruita nel 1505.
Faugnacco
La “villa de Fauniaco” è citata fin dal 1229; vi aveva interessi e possedimenti anche la famiglia Mels. Molti documenti testimoniano una vivace vita campagnola, con frequenti passaggi di proprietà e di feudi: ad es. nel secolo XV° si registrò una permuta tra i Nicolussio e i Del Torso e fra i Nicolussio e il Capitolo di Aquileia di due pezzi di terra nella località chiamata “Anuedis” (da “alnus”: ontano); i Deciani nel 1506 permutarono con i Del Torso alcune costruzioni. Nei documenti d’archivio è quasi sempre riportata l’articolazione delle case rurali che con la lussuosa dimora della famiglia Del Torso (ora Villa Totis) costituiscono un aspetto urbanistico ed abitativo variegato: un “piccolo e unico borgo”, fatto in antico da alcuni rustici attorno alla casa padronale, sulla strada per Nogaredo e, in seguito, le ampie case coloniche costruite dopo il frazionamento dei terreni dei Mantica, Del Torso, del Capitolo di Aquileia.
Nogaredo
Anche la “villa” di Nogaredo ha una storia molto antica, a partire dal nome: in un documento del 1238 è ricordata come “Noyareto Prà Smerlàt” (cioè “prato aperto”). La descrizione del paese antico sta tutta in un breve brano di Dino Virgili: poche case rustiche lungo la strada maestra oltre le quali campi, pascoli e “comugne”, in fondo il torrente Lavia dove un guado permetteva il passaggio verso Passons; lì vicino la chiesa di San Martino (ricordata fin dal 1318) con il cimitero e, poco distante, il pozzo. Rustici, strada, pozzo e chiesa sono gli elementi della “villa” dove vivevano le grandi famiglie patriarcali: i Pagnutti, gli Zili (o Zilli, presenti nel sec. XV), gli Stella, i Gregoris. La descrive Dino Virgili: “... le case antiche sono allineate agli orli della via maestra, strette e unite une alle altre e quasi tutte uguali , raramente alternate da qualche muricciolo slabbrato che chiude un orto... lassù, oltre la piazza che racchiude il ricordo dell’ampio “stagno”, la vita passa tra il torrente che languisce nel suo letto di pietre mostrando nudi gli argini consumati e le mura dell’antico cimitero...”
Ceresetto
Dal romano “Cerasetum”, terreno piantato a ciliegi. Il territorio di Ceresetto si estende dalla collina, cioè dalla strada Lavia-Telazae al piano sull’antica strada di Nogaredo; la strada di Ceresetto unisce la Cividina con la “Stradegnove” di Martignacco e, prima dell’800, con la “Stradagrande”, che da Spilimbergo si dirigeva a Udine. Fin dal ‘400 vi abitano i “Mesai” (Mesaglio), “Pydrusii” (Pedrussi). i “Pupo” (Puppo), i “Vergili” (Virgili) oltre a numerose altre famiglie. Il comune rustico di Ceresetto venne costituito nel 1452 (anno di approvazione dello Statuto): la “vicinia” si riuniva, su invito e al suono di una campana, per provvedere alle elezioni degli amministratori del comune, per discutere i provvedimenti fiscali, sancire le concessioni dei pubblici beni ai privati e per decidere in merito ad ogni altro intervento e opera di pubblica utilità. Con la riforma amministrativa di Napoleone, come tutti gli altri, tramontò anche il comune rustico di Ceresetto. Questa “villa” è dipinta così dal Virgili: “un pezzo di mondo tra collina e piano... l’anima del paese si raccoglie dal borgo antico dentro l’arco blasonato, dalla piazzola della Chiesa, dalle ultime case in veglia sulla collina... quassù ogni casa è un museo, tutto il borgo è reliquia...: da Telazzae quattrocentesca alla vecchia via Cividina, fino alle chiesette di San Lorenzo (sec. XV°) e San Michele (sec. XV°, nello spazio ora detto “ors di Malisan”).
Torreano
Il nome è d’origine romana, ma le prime notizie della “villa” risalgono al 1282.Una “canipa in cortina de Toriano” è menzionata nel 1320 dal notaio pre Giacomo di Santa Margherita. La “cortina” era l’area su cui sorgeva la chiesa con il sagrato, circoscritti da basse case con finestre piccole e muri perimetrali molto spessi, con funzione di difesa, mentre la “canipa” era la stanza usata come ripostiglio di viveri: due strutture frequenti nei borghi medioevali friulani.
Il territorio si estende dai colli (dove frequenti erano le formazioni boschive e i prati attraversati dalle “armentarezze” su cui si conducevano le mandrie al pascolo) al piano, su cui un tempo si estendevano vasti campi coltivati spesso divisi da paludi e “sfogli” (stagni); sulle pendici di questi colli sorsero, a partire già dal XV° secolo, sontuose ville e freschi giardini che i nobili di città fecero costruire per il proprio diletto. La più famosa delle numerose costruzioni signorili, quasi al centro del capoluogo, è Villa Deciani, costruita in luogo di un antico rustico e modificata nella forma attuale nel XVIII° secolo.